La storia moderna
Jomo Kenyatta aveva acquistato conoscenze e competenze, durante gli anni della rivolta e nella lunga prigionia. Diventato Primo Ministro, invitò alla collaborazione tutte le forze esistenti in Kenya, sotto il motto “uniamoci per costruire la nazione”. Consapevole della debolezza del suo nuovo stato, saggiamente decise di rimanere all’interno del Commonwealth e di aderire alle Nazioni Unite.
Sotto la sua guida il Kenya ha acquistato stabilità e questo ha favorito enormemente la ripresa economica del paese. Egli fu il promotore della Comunità Economica per l’Africa Orientale, sorta con lo scopo di favorire lo sviluppo economico tra gli stati di Tanzania, Uganda e Kenya che molto avevano in comune e che dovevano affrontare gli stessi problemi di stabilità e di crescita. Ma era un sogno comunitario di difficile mantenimento perché si fondava su un precario equilibrio tra nazioni: rimase in vigore per circa un decennio, poi naufragò.
Jomo Kenyatta morì nel 1978. Dopo di lui il paese visse un periodo di irrequietezza perché i governanti non avevano l’autorevolezza di Kenyatta e non godevano dell’appoggio totale della popolazione. Cominciò un periodo di crisi economica, di disoccupazione elevata, di corruzione. Fiorì il malcontento e una certa violenza in alcuni strati della popolazione.
Infine la situazione economica cominciò a evolvere positivamente, le elezioni del 2002 portarono a un maggiore consenso generale e il paese ritrovò una maturità democratica e una stabilità affidabile.
Da allora il Kenya è uno stato moderno, in evoluzione, disponibile al dialogo e al confronto con i maggiori stati europei e mondiali.